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Vent’anni dal G8

Era il 2001 e nei giorni tra il 14 e il 22 luglio Genova fu sede del Social Forum, in concomitanza con il G8.

Sono passati vent’anni e chiunque sia stato a Genova in quei giorni – a qualunque titolo – sa perfettamente cosa avvenne lì. Violenza diffusa, premeditata, scientificamente organizzata: violenza di Stato.

Le istituzioni, incapaci di dare risposte, scelsero di silenziare le domande innescando lo scontro. Con metodi da regime, piuttosto che riconoscere la legittimità politica dei temi posti con chiarezza dai movimenti (globalizzazione, modelli di sviluppo, beni comuni, ecologia), optarono per la mattanza e la sospensione democratica. E ribadirono questa scelta più tardi, concedendo impunità e promozioni a chi si rese responsabile di quel massacro, di cui – giova sempre ricordarlo – i politici furono colpevoli tanto quanto i fascisti in divisa.

Come ricordato spesso anche in questi giorni, in altri paesi l’esperienza movimentista si è trasformata in offerta politica, anche di governo: Podemos in Spagna ne è un esempio. In Italia questo non è accaduto. Forse allora, se dobbiamo dare un senso a tutto questo, se non vogliamo che di quei giorni rimanga solo il ricordo di un incubo, del sangue, della morte di Carlo Giuliani, vi è solo una strada: continuare a credere fortemente che “un altro mondo è possibile”, e lavorare per realizzarlo, quotidianamente.

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